Frasi e aforismi

Poesie

Morte di un girasole
Hai mai visto come muore un girasole?
Con quanta dignità, china la testa prima di appassire?
Lui, che la testa l’ha avuta sempre alta, lui che ha vissuto guardando all’orizzonte.
Forse, mi potrai dire, che lui non lo sapeva di dover invecchiare, lui non sapeva di dover morire.
Io penso di no, credo che,
chi cammina, a fronte così alta
dentro di sé senta, che non è per sempre, ma con la dignità del girasole non china mai la testa se non per l’ultimo respiro.

Io sono solo
Non ho dimenticato quante volte ho perso la strada non ho dimenticato la voce che mi disse ricorda non ho dimenticato la voce che mi disse ritorna. Ho scordato la mano che mi carezzava i capelli ho scordato l’amico a cui ho chiesto perdono. Io sono solo, ho vissuto la vita che sognavo di vivere, senza pentirmi ho pagato gli sbagli che sapevo di fare, ho lasciato le cose che volevo lasciare. Ho perso le cose volevo tenere. Ma il mio spirito è libero libero dentro.. (dalla raccolta “La porta dell’anima”)

I miei pensieri
I miei pensieri giungono all’improvviso. Corrono lungo il mio tempo aprono la porta della mia mente. Rotolano con i ricordi lungo le valli della mia vita. Sono cavalli liberi al vento sono onde del mare grigio in tempesta sono gabbiani alti nel cielo sono rugiada nel bosco d’autunno sono la pioggia che batte sui vetri. I miei pensieri sono coriandoli sono le lacrime di un bambino e le bestemmie di una puttana sono la scia di un aeroplano sono i capelli di una fanciulla. Sono la rete del pescatore sono le braccia del rematore. I miei pensieri sono come le rondini nel vento fresco di primavera, sono il giorno e la notte il sole e la luna vanno, vengono, tornano. Sono i vecchi sulle panchine, sono mio padre che mi tiene per mano, sono le tue labbra rosso vermiglio sono il mio cane che corre su un prato. Inarrestabili come le nuvole girano il mondo senza fermarsi senza stancarsi solcano mi cieli e sono liberi pensieri. (dal libro ” La porta dell’anima”).


Ti cerco, alla mia porta Stanotte ho sognato che eri tu, che bussavi alla mia porta, ed io, io non ci credevo! Eri tu, che eri venuta a prendermi, nella mia casa, per portarmi via. A tutto pensavo, meno che tu fossi lì per catturare i miei pensieri, per perderci e ritrovarci, per inebriarmi ancora di più di te. Cosa avevi in mente io non lo sapevo, non si può entrare nei tuoi pensieri, così profondi, così nascosti, così perfetti e meravigliosi. Io seppi solo lasciarmi andare, il resto, dolce amica, lo sentivo, lo stavi già facendo tu per rendere speciale la mia vita. Stanotte ho sognato che ero io, che bussavo alla tua porta, ed io, non ci credevo. Tu che aprivi, ed io venivo a prenderti, nella tua casa, per portarti via. Io tutto credevo, meno che tu fossi lì, ad aspettarmi e farti catturare dai miei pensieri, per chiamarci, perderci e ritrovarci, per inebriarci insieme ancora di più di noi. Cosa avevo in mente io, tu non lo sapevi, non si può entrare nei miei pensieri, così nascosti, così reconditi. Io seppi solo lasciarti andare, perderti ancora, e non ritrovarti, riaddormentarmi, ricominciare a sognarti, e ad aspettarti! (tratta dal libro ” L’araba Fenice”)

Prima che venga sera Poi ci sedemmo sulla sabbia ,calda e sinuosa ,l’una accanto all’altro tenendoci per mano e sfiorandoci…accecati dal sole. Tu mi gettasti addosso prepotente e maestosa, tutta la tua bellezza come il mare in tempesta, sulla scogliera del Capo… ed io annaspavo , tra le tue onde, contento, di perdermi in quel mare. Non so trovare le parole per descrivere il dolore che provavo guardandoti negli occhi. Canne nel vento profumo di salsedine e di fichi d’India lingue di mare che sibilano su frammenti di stelle marine ed ossi di seppia tra le alghe secche e la ghiaia della riva. Camminavo sulle pietre calde raccogliendo gusci di conchiglie e guardando il mare gli gridavo… è mia ! è mia ! Le barche dei pescatori dondolandosi stanche sull’acqua si baciavano le prore, ed io, volgendomi verso di te, ti guardavo estasiato dormire, stesa alla brezza. La tua pelle che prendeva il colore del bronzo ed i tuoi capelli d’oro, risplendevano al sole, e guardarti mi rinfrancava come bere il vino bianco e fresco. Prima che venga sera, o ancora tanto da raccontarle mi ripetevo insistente con la voce sommessa. Ma il sole rosso fuoco era già calato nella bocca dello Stromboli e nei tuoi occhi già si specchiava la luna bianca. Al largo apparivano le prime lampare e si intravedeva la luce del faro, le barche smisero di baciarsi separate dai pescatori che si apprestavano a salpare. La sabbia, ormai umida era ancora di più pregna di odori che esaltavano il tuo profumo. Mi volsi verso il mare nero lasciandomi cullare dai suoi flutti ed ascoltandolo, mi lasciai avvolgere dalle tue braccia, calde e sottili e chiusi gli occhi a riposarmi. (tratta dal libro “L’araba Fenice”)